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05 febbraio 2023

L'AMANTE - Marguerite Duras | RECENSIONE

Buona domenica!


Oggi torno sul blog per parlarvi di una delle letture più belle che ho fatto nel 2022: "L’amante" di Marguerite Duras.


FONTE + LINK PER L'ACQUISTO

"La storia d'amore di una francese quindicenne con un giovane miliardario cinese, sullo sfondo di un ritratto di famiglia, nell'Indocina degli anni trenta. Racconto di lucidità struggente, di terribile e dolce bellezza, "L'amante" trasfigura e risolve integralmente in una scrittura spoglia e intensa, il complice gioco che la memoria e l'oblio ricalcano sulla trama della vita."







22 gennaio 2023

DUE - Irène Némirovsky | RECENSIONE

Buona domenica!


Nuovo giro nuova recensione, oggi parliamo di Due di Irène Némirovsky.


"Chi meglio della signora Némirovsky, e con un'arma più affilata, ha saputo scrutare l'anima passionale della gioventù del 1920, quel suo frenetico impulso a vivere, quel desiderio ardente e sensuale di bruciarsi nel piacere?" scrisse, all'uscita di questo libro, il critico Pierre Loewel. Le giovani coppie che vediamo amoreggiare in una notte primaverile (la Grande Guerra è finita da pochi mesi, e loro sono i fortunati, quelli che alla carneficina delle trincee sono riusciti a sopravvivere) hanno, apparentemente, un solo desiderio: godere, in una immediatezza senza domani, ignorando "il lato sordido" della vita, soffocando "la paura dell'ombra". Eppure, quasi sulla soglia del romanzo, uno dei protagonisti si pone una domanda - "Come avviene, nel matrimonio, il passaggio dall'amore all'amicizia? Quando si smette di tormentarsi a vicenda e si comincia finalmente a volersi bene?" - che ne costituirà il filo conduttore. Con mano ferma, e con uno sguardo ironicamente compassionevole, Irène Némirovsky accompagna i suoi giovani personaggi, attraverso le intermittenze e le devastazioni della passione, fino alla quieta, un po' ottusa sicurezza dell'amore coniugale."

16 gennaio 2022

LE MIE LETTURE DEL 2021

Buona domenica!


Come va? Come state? Avete festeggiato in questi giorni? Che vi ha portato Babbo Natale? Come avete iniziato questo nuovo anno?


Scusatemi per la mia assenza non prevista in queste ultime settimane ma sono successe un sacco di cose e ho scelto di mettere da parte un attimo il blog per poter passare del tempo con i miei cari in tranquillità e godermi anche un po’ il tempo libero (davvero poco) che mi è stato concesso lontano dal lavoro.


Ma oggi torno da voi carica a pallettoni con il tanto atteso (??) post sui bilanci delle mie letture del 2021!


Sono dunque qui per stilare un paio di considerazioni sulle mie letture e decretare insieme a voi i libri migliori e quelli peggiori di questo anno appena terminato.


Infatti guardando indietro mi rendo conto che ho affrontato molte letture diverse tra loro, molte che mi sono piaciute e altre non tanto, ma difatti non sono stata abbastanza analitica con i voti lì per lì e vi confesso che ora mi trovo un po’ in difficoltà nel decidere quali siano i libri che mi sono effettivamente piaciuti e quali no.



Nel 2021 ho letto in totale 22 libri, la maggior parte di essi sono di narrativa, un paio di classici, pochi fumetti tutto sommato e molte riletture. Decisamente un anno soddisfacente però, anche perchè ho spaziato molto più del solito con i generi e credo di aver trovato anche un metodo valido che mi permette di leggere più libri contemporaneamente e che mi evita il blocco del lettore. 

Inoltre è stato anche il primo anno che sono riuscita a completare la mia challenge su Goodreads!

11 luglio 2021

MADAME BOVARY - GUSTAVE FLAUBERT

Buona domenica!

Nel post di oggi vi parlo di una delle letture che ho amato di più in assoluto in quest’anno, forse una delle letture più belle della mia vita fin’ora:
MADAME BOVARY di  GUSTAVE FLAUBERT.


Attenzione, potrebbero esserci spoiler!



Trama: “"Uragano dei cieli che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza e risucchia nell'abisso l'intero cuore": così intende l'amore la giovane Emma Romuault che, nutrita di sogni romantici, sposa Charles Bovary, un tranquillo medico di campagna. Né la devozione del marito né la maternità placano la sua insoddisfazione e irrequietezza: la vita di provincia le appare meschina. Simbolo di un'insanabile frustrazione sentimentale e sociale, Emma insegue l'amore tra le braccia dei suoi amanti e si indebita per riempire il vuoto della sua anima vivendo al di sopra delle possibilità del marito. Assoluto capolavoro del romanzo moderno, Madame Bovary procurò al suo autore un clamoroso processo per oltraggio alla morale.”



Non trovo le parole giuste per dire quanto mi sia piaciuto questo libro. Ci ho messo la bellezza di 2 mesi giusti per finirlo perché è stata una lettura affascinante ma impegnativa soprattutto per lo stile di scrittura denso di descrizioni super dettagliate su qualsiasi cosa: da i vestiti, ai personaggi secondari, al cibo; un libro pieno che ti trasporta proprio dentro la vita di quegli anni così austeri e due come Emma e Charles potrebbero essere tranquillamente i tuoi vicini di casa. 

Questo libro parla della vita del caro Charles Bovary, un uomo semplice seppure piuttosto benestante. Devoto al suo lavoro di medico e alla famiglia. Un giorno incontra Emma, una contadina dagli occhi neri, bellissima e aggraziata. Tra i due scoppia l'amore come è giusto che sia.

Emma, col matrimonio e la gravidanza, pensava di aver trovato finalmente la felicità che non aveva in campagna ma scopre presto che questa non è la vita che si immaginava. Diventa insofferente, perde completamente interesse per il marito e la figlia, cerca lo sfarzo, la ricchezza e l'amore romantico tutte cose che ormai pensa di aver perso per sempre.

La storia si sviluppa in una vera e propria tragedia in quanto i coniugi Bovary cadranno in disgrazia non solo finanziaria ma anche morale. Assistiamo al vero e proprio decadimento del personaggio di Emma che da semplice contadina pudica e cristiana diventa una moglie infedele che sperpera il denaro per i suoi amanti dimenticandosi completamente anche della sua stessa figlia (personaggio che è ignorato e bistrattato fino all'ultimo, se non altro il simbolo tangibile di un disagio familiare). L'autore è abilissimo nel guidarci in questa spirale di disperazione anche con le ambientazioni e descrizioni che mano a mano diventano sempre più cupe via via che arriviamo alla fine.

Mi è piaciuta moltissimo la figura di Emma, personaggio assolutamente non convenzionale per l'epoca, arrivista e ambiziosa ma mossa sempre da un moto "nobile" come quello di trovare la felicità per sé stessa anche se questo sarà causa della sua stessa rovina. Ho adorato i suoi monologhi, mi hanno toccato veramente tantissimo a livello spirituale, anche perché mi ci ritrovo molto nella sua insofferenza, nel suo cercare sempre il meglio anche quando lo si è raggiunto. Flaubert è magistrale nel raccontare i sentimenti umani, a descrivere così precisamente degli stati d’animo talmente volabili che a volte si provano e non si sa nemmeno come chiamarli.

Dall'altra parte troviamo Charles che è talmente devoto alla moglie da perdonarle le crisi di nervi, le scappatelle e gli amanti. Fa di tutto per accontentarla sebbene questo lo porti a diventare un vile, l'ombra del l'uomo rispettato che fu e, come se non mancasse altro, anche ad essere la causa della morte della sua adorata moglie.

Le ultime pagine sono quelle che mi hanno toccato più profondamente, in cui tutto si racchiude in quella frase, detta proprio da Charles, un uomo dal cuore spezzato abbandonato nel dolore:

“Che fatalità”

Perché è proprio questo il punto. Tutto parte da una fatalità, la stessa che sarà la sua più grande gioia e la sua rovina. Ho avuto i brividi giuro.

Bellissimo, sicuramente una delle letture più belle che ho fatto in vita mia e lo consiglio vivamente a chi ancora non l’ha letto, unica avvertenza, mettetevi comodi perché c’è tanto da leggere e non è sempre scorrevole come lettura, ma ne vale davvero la pena!



L’avete letto? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere!

A domenica prossima!


(foto e immagini trovate su Google, tutti i diritti e i crediti ai creatori di suddette immagini)

14 marzo 2021

L'OCCHIO DEL LUPO - DANIEL PENNAC

Buona domenica!

Oggi terminiamo il mio tour delle letture di febbraio con quella che è stata l’ultima lettura del mese! Inoltre vi anticipo anche che è stata deludente :(

Come sempre, ricordo che sono solo le mie modeste opinioni con cui potete benissimo non essere d’accordo e ne possiamo sempre discutere insieme nei commenti!

Oggi vi parlo de L’OCCHIO DEL LUPO DI DANIEL PENNAC, edito da Salani per la collana Gli Istrici d’oro. La prima edizione è del 1984.

Trama: “In uno zoo, un ragazzo si sofferma affascinato davanti alla gabbia di un lupo e, siccome l'animale ha soltanto un occhio, anche il ragazzo, con estrema sensibilità, tiene chiuso uno dei suoi. Questo colpisce il lupo che, per la prima volta, supera l'atavica diffidenza nei confronti degli esseri umani e decide di raccontare al ragazzo la sua storia, tutta vissuta sullo sfondo di paesaggi nevosi e cacce solitarie. Anche il ragazzo si confida col lupo e gli parla delle tre Afriche per cui è passato, quella Gialla, quella Grigia e quella Verde: l'Africa dei deserti, L'Africa delle savane e l'Africa equatoriale delle foreste.”

Purtroppo, per quanto mi riguarda, questa lettura passerà in altre mani dato che non mi è piaciuta per niente.



Il libro fondamentalmente si divide in due: la storia del lupo e la storia del ragazzo. La prima parte dedicata alla storia del lupo mi è piaciuta molto e l’ho trovata toccante anche perché è molto verosimile a quello che è, purtroppo, il destino di molti animali che vengono tolti dal proprio habitat naturale ingiustamente. Questa prima parte è anche raccontata in modo chiaro, semplice e scorrevole il tutto condito da illustrazioni carine (che ovviamente ci sono per tutto il libro).

A partire dalla seconda parte però, tutto comincia ad essere piuttosto confuso: è quasi come se l’autore cambiasse registro. Il ragazzo racconta la sua storia al lupo, in maniera “telepatica” attraverso il proprio sguardo, e quello che viene spiegato non è spiegato molto bene tant’è che c’è una parte che ho dovuto rileggere un paio di volte per cercare di capire, senza successo, se due personaggi secondari fossero due oranghi o due persone. Anche la parte dove viene spiegato come il protagonista arriva nella nuova città è molto frastagliata e sbrigativa.

Per non parlare del finale, che mi ha veramente deluso.

Questo libro è indicato per bambini dagli 8 anni in su ma onestamente non lo farei leggere a nessuno considerato che alla fine non c’è nessuna morale, nessun lieto fine; il lupo rimane in gabbia e il bambino rimane comunque solo in mezzo agli animali. L’unica cosa che ho colto è forse un appunto sul riscaldamento globale, lo sfruttamento minorile e il bracconaggio, temi che comunque un bambino così piccolo non coglierebbe da solo. In sostanza , mi ha lasciato un senso di tristezza e basta.

Avendo letto da poco “Signori Bambini” sempre dello stesso autore mi aspettavo qualcos’altro ma evidentemente prima di scrivere questo libro deve aver mangiato qualcosa di pesante e bevuto un po’ troppo vino a pranzo.

Anche questo libro faceva parte del “progetto smaltimento libreria” e, come dicevo all’inizio, credo proprio che me ne sbarazzerò perché oltre ad averlo letto una volta senza ricordarne nulla (almeno 10 anni fa) l’ho letto una seconda e vorrei non averlo fatto.

Tra l'altro voglio appuntare che dei 3 libri che avevo dell'autore (Kamo l'idea del secolo, Signori Bambini, L'occhio del lupo) solo uno si è salvato! Mi sa che non è proprio il mio autore. 

(il perché abbia tutti questi libri suoi in casa rimane un mistero)

Voi lo avete letto? Che ne pensate? Fatemelo sapere!

A domenica prossima!

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                            (foto e immagini trovate su Google, tutti i diritti e i crediti ai creatori di suddette immagini)

01 febbraio 2021

SIGNORI BAMBINI - DANIEL PENNAC

Buon lunedì!

La pubblicazione della domenica è slittata di un giorno perché ho avuto un weekend impegnativo e la settimana appena finita non ho avuto modo di schedulare un post. Ad ogni modo eccoci qui con un nuovo post a tema letture!

Oggi vi parlo un po’ del libro “Signori Bambini” Di Daniel Pennac, in edizione economica Feltrinelli, l’unico libro che, ahimè, sono riuscita a leggere a gennaio.

Non sarà una vera e propria recensione, ce ne sono miliardi in giro per il web, ma vi darò brevemente il mio modesto parere a riguardo. Attenzione, potrebbero esserci spoiler.

Trama: "Il professore Craistang, professore di francese a Belleville, scopre tre dei suoi allievi, Igor Laforgue, Joseph Pritsky e Nourdine Kader, che fanno girare un disegno che recita: Crastaing farabutto pagherai caro pagherai tutto. Il professore offeso, dà loro una punizione, per il giorno successivo dovranno svolgere un tema: Una mattina ti svegli e ti accorgi che, durante la notte, sei stato trasformato in adulto. In preda al panico, ti precipiti in camera dei tuoi genitori. Loro sono stati trasformati in bambini. Racconta il seguito. Una volta svolto il tema, i tre amici si accorgono che è diventato realtà: in una contraddittoria Belleville contemporanea i tre riusciranno a scoprire cosa rende così severo e irritabile il loro prof, e, grazie all'aiuto di Yolande, una navigata prostituta e dello stesso Crastaing, ritroveranno un po' della felicità perduta con la morte del padre di Igor, che è la voce narrante."

Inizio col dire che questo libro viene targettizzato come libro per ragazzi ma personalmente non sono d’accordo. È un libro fin troppo maturo per essere apprezzato da bambini o ragazzi, io stessa credo di averlo letto alle medie ma non ricordavo niente di questo libro finché non ho cominciato a leggerlo.

Siamo a Parigi e assistiamo alla contrapposizione definitiva tra infanzia e età adulta: 3 ragazzini che si comportano da adulti e adulti che invece si credono dei ragazzini e questa situazione, inizialmente solo metaforica, diventa incredibilmente vera. E così questi “signori bambini” dovranno occuparsi dei loro stessi genitori trasformati in bimbi (consapevoli o meno non è dato saperlo) e di un prof a cui l’infanzia è stata negata inesorabilmente.

È un libro che mi ha fatto tanto riflettere, anche per questo credo di averci messo più del dovuto a finire di leggerlo. Mi ha fatto tornare nostalgia della mia infanzia, mi ha fatto ricordare della bambina che è in me e da cui dovrei prendere ispirazione più spesso.

L’autore con questo libro ha voluto ricordare ai lettori più grandi cosa sia significato crescere, superare le proprie paure, rendersi conto di come e quanto la nostra infanzia ci renda le persone adulte che siamo oggi e di cui mai dovremmo dimenticare.

Lo stile dell’autore è molto colloquiale e poetico allo stesso tempo, caratteristica che associo quasi sempre agli scrittori e cineasta francesi: arrivano dritti al punto ma con una delicatezza che non ho mai trovato da nessun altra parte fin’ora. Mi sono immersa totalmente nella storia e mi sembrava di assistere alle vicende in prima persona, mi sono affezionata ad ogni singolo personaggio come se li conoscessi davvero.

È stata una lettura davvero bella per me, capitata in un certo senso al momento giusto, e onestamente la consiglio se avete bisogno di leggere qualcosa di leggero e divertente ma toccante allo stesso tempo.

Lo avete letto? Che ne pensate? Fatemelo sapere!

A domenica prossima!

(foto e immagini trovate su Google, tutti i diritti e i crediti ai creatori di suddette immagini)